I ghiacci si ritirano e le specie animali cercano di sopravvivere ad ogni costo.
Va in onda un documentario mai visto prima, almeno da un punto di vista della narrazione e della fotografia. Un’eccezionale documentario di cui ho già ampiamente parlato nell’articolo a fianco.
Contemporaneamente a questo, è possibile assistere anche alla realistica serie che l’uomo sta trasmettendo ormai da tempo: La fine del Pianeta Terra!
Appassionante, coinvolgente, lapalissiana, cruda, vera, oggettiva e miracolosa è disponibile su qualsiasi piattaforma neuro-visiva. Tuttavia, sebbene gli ascolti siano magistralmente elevati e disposti in una crescita logaritmica, pare che l’ipocrisia generale ne offuschi la violenza del vero messaggio.
Chi, al contrario, la vive con assoluto terrore ogni sacro giorno sono le specie animali a rischio estinzione e quelle che, fino a ieri, non lo erano.
Una corsa contro il tempo per cercare di sopravvivere anche se, sempre più spesso, l’adattamento spinge verso la morte e, dunque, verso l’estinzione.
Artide e Antardite, la situazione
Non giriamoci intorno, la questione è brutta, davvero brutta!!
Le distese di ghiaccio, il cui candido colore serviva per riflettere i raggi solari nello spazio e quindi mantenere fresco tutto il Pianeta, si stanno ritirando alla velocità della luce.
Al loro posto, torbide acque dalla tonalità scura e talmente gelide da sembrare dense. Il loro colore assorbe più del 90% dell’energia solare, riscaldando oltremodo la Terra.
L’equilibrio tra avanzamento e scioglimento dei nostri scudi bianchi, ora, sembra solo più un nostalgico ricordo. Infatti, durante i mesi estivi, ci troviamo di fronte ad un orrendo 40% in meno di ghiaccio rispetto SOLO a 40 anni fa.
Nella fattispecie, l’Artide è il luogo con il più rapido scioglimento di tutto il Globo tanto che, si stima, che entro il 2040 l’oceano sarà quasi del tutto privo di ghiaccio durante la stagione estiva.
Le conseguenze? Devastanti per tutte le specie che dipendono da quell’ecosistema.
La brutta fine dei trichechi
Come detto, le specie animali cercano di sopravvivere, adattandosi, compiendo gesti insoliti, al limite delle loro possibilità. Ma i ghiacci che si ritirano rendono la cosa molto più selettiva, molto più rapida … mortale.
Nella lontana costa nord-orientale russa, trova spazio il più grande ammassamento di trichechi; oltre 100.000 specie nascondono la superficie della terra su cui riposano.
Un ultimo atto disperato, non certo di convenienza.
I trichechi o Odobenus rosmarus sono grossi mammifero marini pinnipedi il cui habitat è la banchisa artica, sotto la quale si trova il loro cibo preferito, i molluschi bivalvi bentonici.
Ritirandosi verso nord, il ghiaccio ha costretto questi animali ad un viaggio disperato alla ricerca di una terra su cui vivere, risposare e mangiare.
Il fatto che non vi sia un solo centimetro disponibile, rende le condizioni di ambientamento quasi impossibili e così, ogni spostamento necessario, può essere fatale.
Appiccicati alle madri, i cuccioli si fanno strada scalando altri esemplari ma, considerando i 1700 Kg degli adulti, cercare di non morire soffocati diventa quasi utopia.
Tuttavia, questa è un’impresa ardua e, sempre più spesso, magari nel fuggi fuggi generale, sempre più carcasse di trichechi giacciono inermi e sempre meno fortunati riescono a sopravvivere.
Le conseguenze
Va da sé che in queste condizioni, i trichechi siano e diventino un pericolo per loro stessi.
Occorre cercare una nuova soluzione … occorre adattarsi … di nuovo!
Date le peculiarità di questi mammiferi, scalare pareti rocciose di 80 metri sono certo uno scherzo!! E così, con molta, molta fatica, qualcuno riesce a trovare spazio e pace … in alto, molto in alto.
Una posizione insolita, inadeguata, rischiosa per un animale che pesa una tonnellata ed abituato a vivere sul ghiaccio.
Ma la fame è dietro l’angolo e così, dopo aver percepito la presenza dei loro simili in acqua, devono cercare di tornare giù.
Le conseguenze di questo gesto istintivo, tuttavia, sono impressionanti. Non hanno ali, non hanno artigli, il peso non gioca a loro favore e, complice la maledetta gravità … si schiantano rovinosamente al suolo, il più delle volte, senza vita!
Cadere per disperazione da altezze che non avrebbero mai dovuto raggiungere, non è certo quanto voluto da Madre Natura per loro … eppure!
Corpi morti, alcuni in fin di vita, occhi che lentamente si chiudono sotto lo scrosciare delle onde. Così, causa dello scioglimento dei ghiacci e dell’incuranza umana va in scena la brutta fine dei trichechi.
Una magra consolazione? Un qualche fortunato orso bianco, scampato alla morte anch’egli, potrà trovare di che sfamarsi per un pò e … senza fatica.
Conclusioni
Questo è il meraviglioso e crudele … ciclo della Vita!
Non si scherza più, il Pianeta sta morendo come è naturale che sia, peccato che l’uomo ne abbia accelerato di parecchio la fine e, questo, a discapito non solo della Natura e degli animali ma anche delle nostre generazioni future.