La verità sulla morte orrenda dell’elefantessa incinta indiana. Tra fake news e indignazione, cerchiamo di far luce su questa bruttissima vicenda.
Sì! Scusa!
Faccio, onestamente, molta fatica ad accettare questo accadimento che tuttavia non è certo meno sconvolgente di tanti altri che riguardano bracconaggio, maltrattamenti e sadismo.
Mi sono preso alcune ore per cercare di assimilare la cosa e per documentarmi accuratamente ed ecco la mia personale riflessione.
Uomo, demone angelico
La mia considerazione circa la razza umana è ormai nota a tutti i miei lettori e, pertanto, non posso che provare disprezzo atavico, disgusto e violenta ricerca di vendetta per questo.
L’uomo è un animale il cui delicato equilibrio intellettivo viene costantemente minacciato da contaminazioni esterne come povertà ed ignoranza ma anche da patologie autoctone come cattiveria, ipocrisia e onnipotenza.
La devastazione planetaria della propria specie e di quelle “diverse” è una piaga che ha macchiato, e continua a farlo, l’intero ciclo storico. Non ci sono parole adatte per giustificare tutto questo. No! Non ci sono.
Tuttavia, la storia di questa elefantessa … ha suscitato in me qualche perplessità.
La morte dell'elefantessa incinta indiana
In questi giorni tutti scrivono, parlano e disegnano “la fine” orribile che ha subito un’elefantessa incinta indiana.
Le foto cha hanno fatto il giro del mondo alla velocità della luce, testimoniano una morte che ha suscitato dolore sia a colei che l’ha subita sia a coloro che hanno osservato le immagini.
Quasi tutto il Mondo racconta che, a questa elefantessa, sia stata data un’ananas zeppo di petardi con fare sadico e voluto.
Quasi tutto il Mondo punta il dito sull’uomo e sulle sue capacità demoniache di infliggere dolori, devastazioni ed orrori.
Il dettaglio “del come” è noto a tutti.
Perplessità sul movente della morte dell'elefantessa incinta indiana
Qualcosa, però, non mi tornava.
In prima battuta e d’istinto, la mia considerazione è stata la medesima di chiunque altro.
Schifosi bastardi criminali, la pagherete con l’estinzione!
Poi ho pensato:
L’elefantessa incinta era indiana e, quindi, considerata animale sacro. Laggiù la cultura è assolutamente diversa da quella occidentale; laggiù, casi come questo non si verificano quasi mai, almeno non per sadismo soggettivo.
Ora, che nel mucchio vi sia sempre una scheggia impazzita ci sta, ma questa considerazione proprio cozzava.
Sfoglio quindi le news su Google e mi accorgo che i titoli degli articoli sono quasi tutti concordi, così come i post sui social che riportano indignazioni da parte di tutti gli utenti.
La verità sulla morte dell'elefantessa incinta
Poi, fra tanti, l’articolo di un’insospettata fonte italiana – MeteoWeb.
Certo, mi sarei aspettato qualche considerazione più autorevole o, quantomeno, da parte di testate giornalistiche accreditate.
Si salva il Sito New Delhi Tv, almeno … NDTV.
Dove, in accordi con MeteoWeb, si legge:
Pineapples with country-made crackers are usually used by locals to protect their fields against wild boars.
Fonte NDTV.
Quindi, quell’ananas non era destinato all’elefantessa!!
Sì, avete capito bene. Laggiù, la povertà dilaga così come la fame. Laggiù, gli esseri umani, sono costretti a compiere atti e gesti poco edificanti pur di salvare le loro uniche fonti di sostentamento.
Laggiù, qualcuno usa lo sterco come combustibile.
Laggiù, le popolazioni locali, combattono ogni giorno contro la devastazioni dei propri terreni da parte di animali invasivi come maiali selvatici e cinghiali.
Laggiù, non ci sono soldi e atti meno cruenti o crudeli per affrontare la questione e, quindi, ogni mezzo diventa vitale. Una sorta di “mors tua vita mea“.
Fatality, recitava un vecchio videogioco!
Un gesto comunque non umano!
Povertà, ignoranza, fame, guerre portano sicuramente a condizioni estreme e non solo fisiche. Questo gesto, orrore di se stesso, è in ogni caso qualche cosa di deprecabile e non giustificabile, almeno non nell’accezione più deterministica del termine.
Tuttavia rappresentativo, almeno per una volta sola, non di qualche orrendo sadismo umano “gratuito” ma di qualche cosa più strettamente “necessario” e propedeutico alla sopravvivenza.
Il destino infausto dell’elefantessa incinta indiana non è quindi un atto di crudeltà gratuita e quindi, almeno in questo caso (e comunque pensando alla fine dei cinghiali) credo che sia d’obbligo chiedere scusa.
Per questo motivo, fra i tanti autori creativi che hanno rappresentato questo accadimento, ho scelto come cover l’immagine dell’artista Rabiul Islam che, secondo me, ha saputo concretizzare a meraviglia l’insieme dei sentimenti collettivi.
Conclusioni
C’è altro da dire? A nome di tutti, a nome della razza umana, quindi …. Sorry, dolce creatura!