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Otto specie acquatiche che potrebbero estinguersi entro cento anni

In breve

Otto specie acquatiche che potrebbero estinguersi entro cento anni. Il cambiamento climatico, il surriscaldamento saranno fattori cruciali.

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Gian Luca Partengo

Gian Luca Partengo

Sono un Artista e Fotografo digitale torinese, specializzato nella Fotografia Digitale Black & White e Creativa Wild nel Progetto Animals In Black.

Non ci sono più le mezze stagioni! Eh già .. eppure la vita continua, almeno nelle nostre elucubrazioni mentali, tanto da ripetere quel detto più e più volte senza renderci conto effettivamente della sua pericolosa verità nascosta.

Come dire – “Sono seduto sulla riva di un fiume e poco mi importa di ciò che vi transita dentro; non mi tocca, non mi sfiora, non mi interessa!

Tuttavia stiamo vivendo un periodo di transizione evidente che, però, non avrà esisti positivi. Nulla è infinito nemmeno un Pianeta. Anch’esso è destinato a spegnersi, morire e diventare Universo, certo, ma se noi (uomini), complici di distruzione e morte, ne acceleriamo il processo … non possiamo che meritarci 90 minuti di applausi ironici.

Il cambiamento climatico

Il cambiamento climatico, nella propria tragicità sta mutando ambiente ed ecosistemi tanto da giocare un ruolo cruciale per molti animali acquatici. L’aumento delle temperature, l’inquinamento e la scomparsa delle spiagge ne stanno accelerando la diminuzione che, fra 100 anni, porterebbe diventare estinzione totale. 

Le specie a rischio estinzione

Ecco otto specie acquatiche che potrebbero non esistere più da 100 anni a causa dei cambiamenti climatici.

1. Gli pteropodi possono cessare di esistere in alcune aree.

L’Oceano non è solo acqua ma un concentrato di chimica e vita e in quanto tale, valori corretti come quelli del pH sono fondamentali. L’aumento dell’acidificazione (l’acqua che assorbe il biossido di carbonio) sta già colpendo i questi molluschi. In alcune zone dell’Oceano Pacifico, questo fenomeno, impedisce ai gusci dei molluschi di formarsi correttamente. “Entro il 2100, il 50% degli oceani non sarebbe più praticabile per gli pteropodi” – afferma il dottor Richard Freely, coautore dello studio sui molluschi.

2. La popolazione della foca monaca hawaiana (Neomonachus schauinslandi) è in forte calo.

Il surriscaldamento globale favorisce l’aumento delle temperature delle acqua oceaniche e, quindi, un’innalzamento del livello del mare con la conseguente perdita di spiagge e litorali. Un disastro per la foca monaca hawaiana, dato che trascorre circa un terzo del suo tempo a terra. Questo processo ha portato alla riduzione della popolazione al 4% annuo; si stima che esistano meno di 1.200 singole foche monache hawaiane. I biologi prevedono che il numero scenderà sotto i 1.000 nei prossimi tre o quattro anni, collocando questa specie tra le più minacciate al mondo.

*Proprio in merito alla foca hawaiana, vi invito a dare uno sguardo su 4Ocean dove, non solo potrete adottarne una e sostenere il loro progetto ma anche acquistare i loro famosi braccialetti.

3. Il numero di tartarughe embricate (Eretmochelys imbricata) diminuisce.

La tartaruga embricata è una delle tartarughe marine più minacciate al mondo. Oltre al commercio illegale dei cambiamenti climatici, potrebbero perdere il loro habitat nelle aree in cui si sta verificando lo sbiancamento della barriera corallina, come in Australia, Indonesia e nelle Maldive. Mentre le barriere coralline continuano a morire, questo elimina l’habitat di Hawkbill, il che significa che la tartaruga potrebbe essere diretta verso l’estinzione.

4. Il cibo e il rifugio di krill (Euphausiacea) stanno lentamente scomparendo.

I krill (da non confondersi con la razza aliena dei Kree) sono minuscoli crostacei simili a gamberetti che sono estremamente diffusi e forniscono cibo a centinaia di animali diversi. Ma mentre le temperature dell’oceano aumentano, la principale fonte di cibo di krill, il fitoplancton, ha iniziato a scomparire. Inoltre, la perdita di ghiaccio marino sta eliminando i loro rifugi. Se il riscaldamento continuerà inesorabile, il krill potrebbe vedere una riduzione del 20%.

5. Meno krill meno cibo per le balene blu.

La riduzione di krill inevitabilmente porterebbe alla riduzione di altre specie animali come la balena blu che può mangiare mangiarne fino a 40 tonnellate al giorno.

6. Le foche anellate (Pusa hispida) potrebbero perdere il loro habitat primario.

Le zone ghiacciate sono l’habitat preferito dalle foche anellate. Qui si accoppiano, partoriscono e riposano. Poiché lo scioglimento dei ghiacci a causa del cambiamento climatico è sempre più devastante, i ricercatori ritengono che i tassi di mortalità dei cuccioli aumenteranno notevolmente. Inoltre, le acque più calde offrono condizioni migliori per patogeni e parassiti che possono essere mortali per le foche anellate.

7. Il serpente di mare olivastro (Aipysurus laevis) potrebbe perdere il suo habitat.

Negli ultimi anni la popolazione è diminuita poiché anch’essi si affidano alle barriere coralline per i loro habitat.

8. Il pesce lima (Oxymonacanthus longirostris) sta perdendo il suo pasto preferito.

Questo pesce si nutre di una specie di corallo ramificato chiamato Acropora millepora destinato ad estinguersi anche lui causando la morte per fame di questi pesci che non avendo più la loro fonte primaria di sostentamento e un riparo sicuro, finirebbero per estinguersi.

Conclusioni

In definitiva il problema ambientale non è solo terrestre ma anche e soprattutto marino e, anche se “invisibile” non di certo meno importante di altri. Ogni habitat, ogni ecosistema possiede dinamiche e configurazioni piramidali che, se alterate pesantemente, possono crollare a catena come in un domino gigantesco.

Noi, non ne siamo esenti ma tanto … saremo già polvere quando accadrà!

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